Fotovoltaico, ecco i progressi: più efficienza, più rendimento

Raffaello Giacchetti Presidente GIS

Per Agenda Digitale

Prodotti sempre più performanti e tecnologicamente avanzati e un approccio multidisciplinare sono i fattori che caratterizzano il mercato fotovoltaico, ormai diventato economicamente autosufficiente e fortemente competitivo. I progressi e le prospettive.

Negli ultimi 15 anni il settore del fotovoltaico è cresciuto in modo significativo, compiendo passi da gigante dal punto di vista di efficienza e rendimento: sul mercato vengono immessi prodotti sempre più performanti e tecnologicamente avanzati. Inoltre, dal punto di vista finanziario, il fotovoltaico è passato dall’aver bisogno di una spinta statale ad essere un settore economicamente autosufficiente e fortemente competitivo. Terzo importante aspetto riguarda l’approccio multidisplinare, che ha fatto sì che ci fosse continuo dialogo con filiere extra-produttive (agricola e zootecnica in particolare) tale da permettere di coniugare la produzione di energia con attività collaterali nel rispetto della vocazione dei territori interessati.

Grid parity

Nel mercato dell’energia rinnovabile il termine grid parity descrive tutte le condizioni e gli aspetti economici che fanno in modo che il costo dell’energia elettrica prodotta con un impianto fotovoltaico sia pari a quello dell’energia prodotta da fonti tradizionali. Una simile situazione fa sì che il prezzo dell’installazione dell’impianto, della sua gestione e manutenzione sia competitivo e conveniente sul mercato delle fonti energetiche: l’investimento, dunque, è economicamente conveniente in termini di rendimento. Per questo gli impianti costruiti in grid parity non hanno bisogno di incentivi pubblici. In Italia si è arrivati a una situazione di grid parity nel 2015: da quel momento hanno iniziato a essere costruiti impianti finanziati tramite investimenti privati, dunque senza ricaduta sul portafogli dei cittadini. È così che il mercato del private equity nel settore delle energie rinnovabili ha cominciato a crescere.

L’integrazione tra fotovoltaico e vocazione agricola

Sul fronte dell’integrazione tra fotovoltaico e vocazione agricola dei terreni molti progressi sono stati fatti negli ultimi 15 anni. Gli impianti odierni sono composti da pali interrati per una profondità di circa 30 centimetri e il resto della superficie rimane libera, mentre in altezza i pannelli sono situati a circa 2 metri/2 metri e mezzo; per legge non possono essere usati diserbanti e prodotti chimici sul terreno sottostante. Queste caratteristiche rendono il fotovoltaico adatto a essere integrato con forme di zootecnia e piccola agricoltura. Il pascolo di pecore è un’attività che benissimo si adatta ai parchi solari, dove le pecore hanno a disposizione ampi campi da brucare e possono giovare dell’ombra offerta dai pannelli sotto ai quali si mantiene una temperatura tale da diminuire la dispersione di acqua nel suolo e quindi favorire il ricambio del tappeto erboso. Si crea, in effetti, una sorta di ecosistema sotto i pannelli che favorisce la coltura di frutti, come le fragole o i frutti di bosco, verdure come i cavoli, la lattuga, ed erbe aromatiche. Un’altra possibilità è alternare file di pannelli a file di piante annuali ad alto fusto, come girasoli o mais. Anche l’apicoltura è una pratica agricola che ben si sposa: i parchi fotovoltaici offrono alle api ettari di campi i cui fiori nascono spontaneamente e non sono trattati con agenti chimici, e offrono agli apicoltori posti dove tenere le proprie arnie al sicuro da furti o manomissioni.

Lo scorso giugno il Mite ha pubblicato le Linee Guida in materia di Impianti Agrivoltaici secondo cui, per essere definiti tali, devono rispettare tre requisiti minimi: 1) “consentire l’integrazione fra attività agricola e produzione elettrica e valorizzare il potenziale produttivo di entrambi i sottosistemi”; 2) “garantire la produzione sinergica di energia elettrica e prodotti agricoli e non compromettere la continuità dell’attività agricola e pastorale”; 3) fornire monitoraggi della continuità dell’attività agricola tramite relazioni annuali, valutazioni e rilevamenti sul posto.