Mentre ancora si cerca di fare chiarezza sulle cause del blackout di lunedì in Spagna, in Portogallo e in parte della Francia, più di qualcuno ha puntato il dito contro le rinnovabili per il fatto che due impianti si sono staccati dalla rete a distanza di cinque secondi poco prima dell’evento.
A parte l’impossibilità tecnica di mandare in default il sistema elettrico di una nazione semplicemente “spegnendo” due impianti, come associazione del settore ci teniamo a puntualizzare che tutte le reti sono dotate di “sistemi di difesa” che intervengono in casi simili senza creare disagi se non alla rete locale e per un tempo limitato.
In Italia una situazione del genere non sarebbe possibilepoiché gli impianti da fonte rinnovabile sono connessi alla rete secondo regole e criteri ben precisi cheimpediscono criticità in caso di guasto. La Spagna ha un parco rinnovabili molto più datato di quello italiano e con regole di connessione che all’inizio non erano così restrittive come lo sono oggi. Terna ha più volte aggiornato il codice di rete implementandolo con l’obbligo di funzioni e dispositivi di controllo a carico del produttore, che sono stati pensati proprio per evitare situazioni potenzialmente critiche ed impatti sulla stabilità della rete elettrica nazionale.
È possibile per il caso spagnolo che una serie di sistemi di sicurezza che sì sarebbero dovuti attivare non abbiano funzionato correttamente. Certamente, è improbabile che l’interruzione di due impianti di produzione da fonte rinnovabile possa mettere in crisi l’intero sistema elettrico spagnolo. Inoltre la messa in sicurezza delle centrali nucleari ha fatto sì che molta energia sia servita a questo scopo, ritardando il ripristino della rete.
La nostra associazione GIS – Gruppo Impianti Solari accoglie con favore la sentenza del Tar del Lazio, che ha stabilito l’illegittimità delle linee guida della Regione sulle rinnovabili, con le quali era stato di fatto limitato lo sviluppo degli impianti in ogni provincia a un massimo del 50% del totale autorizzato nella Regione. Uno stop che riguardava essenzialmente la provincia di Viterbo che, insieme a quella di Latina e parzialmente a quella di Roma, è tra le uniche “appetibili” per la realizzazione di impianti per ragioni di rete elettrica, di morfologia del terreno e di irraggiamento. Territori che però, soprattutto quando non vengono realizzati impianti agrivoltaici, finiscono per sopportare pressoché da sole l’impatto della realizzazione di nuovi impianti.
GIS è sempre stata critica nei confronti di questo provvedimento (Deliberazione 171), approvato a maggio 2023 e prorogato a dicembre dello scorso anno, per due motivi. Il primo è che si traduceva in un divieto generalizzato a qualsiasi nuovo impianto nella Provincia di Viterbo e, quando si fanno le crociate aprioristiche, si producono solamente ingiustizie. Il secondo è che il totale autorizzato che si prendeva come riferimento per impedire l’avvio di procedimenti nelle singole province non era un numero fisso, bensì variabile di data in data. Un progetto poteva quindi essere escluso o approvato non in base alla validità delle soluzioni proposte, ma a seconda della tempistica di effettiva presentazione dell’istanza di autorizzazione. In questo modo, le linee guida del Lazio si risolvevano in una sorta di moratoria sine die, espressamente vietata dalla legge nazionale.
Queste criticità vengono rilevate anche al punto 24 della sentenza 6969 dell’8 aprile del Tar Lazio, con cui è stato accolto il ricorso di una società che aveva proposto la realizzazione di un impianto agrivoltaico da 8 MW e si era vista sbarrare la strada. Al punto 40 si legge invece che alle Regioni “non è impedita l’introduzione di criteri di proporzionalità e sussidiarietà volti allo sviluppo armonico degli interventi in materia sul territorio regionale, restando fermo, tuttavia, che i singoli procedimenti vanno definiti in seguito a una puntuale istruttoria procedimentale, nell’ambito della quale, anche sulla base delle valutazioni compiute a monte negli atti di programmazione, potranno trovare adeguata considerazione le istanze di tutela delle matrici paesaggistiche e ambientali che vengano in rilievo”. Il problema – spiega il Tar – è che queste linee guida si traducono “neldivieto aprioristico di instaurare tale specifica interlocuzione procedimentale, donde l’inevitabile illegittimità per violazione dei principi inderogabili che governano la materia”.
Questa sentenza apparentemente ribalta un precedente pronunciamento dello stesso Tribunale, che il 31 dicembre 2024 aveva reperito un contenuto legittimo nelle linee guida della Regione Lazio. In realtà, la sentenza di dicembre non è in contraddizione con quest’ultima di aprile. A dicembre il Tar aveva infatti già spiegato che le linee guida del Lazio potevano avere uno spazio di legittimità, a condizione di interpretarle e applicarle come un mero atto di indirizzo e non come divieto generalizzato di realizzare impianti nella Provincia di Viterbo. Accertato, invece, che la Regione e le Province applicavano le linee guida in modo automatico, esprimendo solo pareri negativi in fase di VIA e negando le autorizzazioni uniche in fase autorizzativa, il Tar ha annullato la Deliberazione che introduceva queste linee guida ed esposto la Regione alle richieste risarcitorie di tutte le società che si sono viste bloccare progetti sulla base di questo provvedimento.
Gli effetti della sentenza su GIS
La sentenza del Tar è immediatamente esecutiva e quindi produce subito l’effetto di rimuovere dall’ordinamento gli atti illegittimi della Regione. Saranno anche impugnabili tutti gli atti assunti dalle amministrazioni in fase di valutazione di impatto ambientale o di autorizzazione, che abbiano fatto applicazione delle annullate linee guida. Ovviamente serve anche prudenza ed equilibrio, perché per qualche mese saranno ancora pendenti i termini per un eventuale appello al massimo giudice amministrativo, ossia il Consiglio di Stato.
Noi di GIS – che ci impegniamo ad adottare i massimi standard etici e tecnici nello sviluppo dei progetti per una piena sostenibilità degli impianti – siamo consapevoli del fatto che manca l’ultimo grado di giudizio, ma non vorremmo dover ancora attendere i tempi della giustizia amministrativa. Auspichiamo perciò che la Regione Lazio si rassegni a prendere atto della sentenza del Tar, a maggior ragione perché è conforme a numerose pronunce della Corte Costituzionale, e interpreteremo un eventuale appello come un atto ostile, preconcetto e scriteriato.
Nel frattempo, sulla base dei condivisibili principi espressi dal Tar in armonia con l’intera giurisprudenza in materia ambientale, confidiamo in uno sblocco favorevole per l’impianto agrivoltaico della nostra associata Sun Legacy 5, che dovrebbe sorgere a Tarquinia, e sul quale la Regione Lazio ha per ora espresso parere non favorevole, principalmente proprio sulla base della delibera annullata dal Tar Lazio. La Regione aveva anche espresso preoccupazioni sulla perdita di habitat e di biodiversità, ma questi pericoli sono evitati grazie alla innovativa progettazione della nostra associazione. Su questo progetto attendiamo anche la pronuncia del Mase, chiamato a valutarne l’effettivo impatto ambientale.
La nostra proposta
Noi di GIS proponiamo da tempo di dedicare il 3% di ogni Comune al fotovoltaico e lo 0,3% all’eolico fuori da ogni vincolo. Questa soluzione, contrariamente a quella della Regione, non sarebbe accompagnata da incertezza, perché la superficie dei Comuni non cambia nel tempo. Inoltre sarebbe offerto un criterio temporale per valutare in modo omogeneo e giusto tutte le istanze di VIA e di autorizzazione. Garantirebbe infine una maggiore equità nella distribuzione dei carichi tra enti locali nonché un abbassamento dei costi energetici per tutta la popolazione che, a queste condizioni, potrebbe forse più facilmente accettare gli impianti non vedendoli più tutti concentrati in poche aree.
Le autorità non l’hanno ancora accolta, ma noi la stiamo già mettendo in pratica. Dal 2019 non scegliamo più come località per i nostri impianti Montalto di Castro e Tuscania dove la percentuale del 3% è stata già abbondantemente superata.
Questa è anche una delle ragioni per le quali la nostra associata Sun Legacy 5 ha scelto Tarquinia per il suo progetto. La seconda è che l’area prescelta rientra nelle aree idonee ex lege, essendo in prossimità di un’autostrada, vicina a una Sottostazione Terna da 380 kV, confinante con un parco fotovoltaico e ben due aree industriali. Grazie anche alle innovative soluzioni che noi di GIS abbiamo presentato, questi impianti rappresentano oggi l’unico mezzo di salvaguardia di specie animali presenti in zona. In assenza di questi interventi (resi possibili dagli investimenti nel fotovoltaico), queste rischiano di scomparire per mancanza di habitat.
Il nostro (amaro) commento
“Insieme alle nostre proposte, prevalutate da giuristi esperti per porle al riparo da sentenze di annullamento e dai conseguenti rischi risarcitori che ora la Regione e le Province correranno, dobbiamo anche sottolineare la completa mancanza di visione della Regione Lazio a trazione Rocca, che ha contraddetto un indirizzo di buon senso sposato in precedenza, che lasciava l’ultima parola non alla politica, ma ai prudenti tecnici ed esperti ambientali e urbanisti funzionari pubblici. Ora la Regione (e purtroppo diverse Province) ha zittito i propri tecnici e si è abbandonata a decisioni tutte politiche, dal sapore di perenne campagna elettorale”, dichiara Raffaello Giacchetti, presidente di GIS.
Il portavoce ed avvocato Giovanni Sicari aggiunge: “Gli atti regionali (normativi e di amministrazione) sono spesso sciatti e malscritti, irragionevoli e contraddittori rispetto ad altre norme regionali o a quelle nazionali. Finiscono così per essere puntualmente annullati o smentiti dai Tribunali amministrativi di competenza. Se non vi sarà un cambiamento di rotta e di spirito, in Regione dovranno rassegnarsi a occuparsi non della pianificazione di un futuro sano per il territorio, ma piuttosto delle cause di responsabilità e dei risarcimenti per i danni che questi atti illegittimi hanno prodotto. Anche se certi danni, come quelli ambientali ed energetici, che conseguono al mancato armonico e sano sviluppo delle energie rinnovabili, difficilmente potranno essere riparati per via risarcitoria”.
Il mercato dell’energia è in crisi e chi ne soffre di più sono famiglie e imprese, per le quali i costi dei consumi energetici rischiano di diventare insostenibili.
Le attuali politiche monetarie espansive hanno concorso ad aggravare l’inflazione. Nei settori destinatari delle misure di sostegno e incentivo, piuttosto che ampliare l’offerta (e i costi), gli operatori hanno reagito alzando i prezzi dell’intera catena distributiva e produttiva, con spostamento di ricchezza per lo più a classi già avvantaggiate e verso paesi extra UE. Nel settore energetico, la ripresa dei consumi richiede maggiore energia nei procedimenti produttivi e la cosiddetta transizione ecologica è stata letta come una provocazione internazionale che, sulla spinta di problemi geopolitici mai risolti, ha causato l’innalzamento del prezzo delle fonti fossili.
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L’energia da fonte rinnovabile non è la causa del problema ma, per il meccanismo del prezzo marginale, quella immessa nella rete elettrica nazionale viene ora venduta sul mercato allo stesso alto prezzo di quella prodotta da fonti fossili.
Una delle soluzioni del problema è implementare rapidamente le fonti rinnovabili, per non dipendere più dai ricatti dei Paesi importatori, sempre ricordando che siamo in piena crisi ambientale e climatica. Invece, attualmente è stata innalzata la tassazione su talune voci di profitti dei produttori di energia (anche rinnovabile). Ad aggravare la situazione delle rinnovabili, in questi mesi è notevolmente più difficile reperire in tempi e a prezzi ragionevoli le materie prime per realizzare gli impianti. I costruttori sono anche soffocati dalle complessità del sistema.
Fig. 1 Puntare sulle energie rinnovabili è l’unico modo per portare l’Italia all’indipendenza energetica
Il fotovoltaico in Italia è frenato dai rincari delle materie prime e dal problema delle fideiussioni
Dopo oltre due anni di ostruzionismo indiscriminato da parte del Ministero della Cultura e di un pugno di Soprintendenti, lo scorso novembre la Presidenza del Consiglio, spinta dal MITE, ha sbloccato circa 50 impianti tra solare ed eolico. A questi si aggiungono i progetti sbloccati dall’intervento della Giustizia Amministrativa. Una ventina sono progetti di associate GIS – Gruppo Impianti Solari e produrrebbero 2 GW di potenza, energia pulita che contribuirebbe a liberare il Paese dalle ritorsioni internazionali e dall’inflazione. Normalmente questi impianti sarebbero stati realizzati nell’arco di 3 o 4 anni, sfalsati in base ai rispettivi iter autorizzativi. Invece, ora sono tutti autorizzati contemporaneamente e realizzarli richiederà tempi lunghissimi, per due ragioni.
La prima: la domanda di materie prime è altissima, dunque i prezzi sono ulteriormente aumentati per il mercato italiano e ci saranno pesanti ritardi nelle forniture, così che le aziende costruttrici di impianti faticheranno a rispettare i tempi di realizzazione.
La seconda: l’impresa che costruisce impianti deve fornire garanzie bancarie per assicurare di essere in grado di costruire e risarcire il committente in caso l’impianto non venga costruito a regola d’arte e nei tempi previsti. In Italia, le imprese costruttrici realmente qualificate sono poche, tra queste alcuni associati di GIS quotati in borsa. È chiaro che se un’azienda si trova a dover coprire garanzie per 900 MW tutti insieme, tecnicamente si ritroverà saturata con il sistema bancario e assicurativo e non potrà fornire le fideiussioni, perdendo le commesse. Così, o si lascia libero terreno a costruttori non qualificati e non europei, oppure si accetta che il sistema sia in costante affanno, con rischio di crisi delle imprese e di continue interruzioni nel processo di transizione energetica. Situazioni che l’Italia e l’Europa non possono permettersi.
Fig. 2 I rincari delle materie prime e il problema delle fidejussioni dilateranno i tempi per la costruzione degli impianti fotovoltaici
Che cosa può fare il Governo per aiutare la crisi energetica?
Esperti e giornali parlano di nucleare di nuova generazione, o di utilizzare gli extra profitti delle società energetiche. Ma, in disparte qualsiasi considerazione etica, il primo al momento in Italia non è realizzabile in tempi brevi, la seconda opzione è solo un palliativo immediato e danneggia le aziende del settore.
Fig. 3 A fronte dei rincari dell’energia anche in Italia si torna a parlare di nucleare
Esistono soluzioni efficaci e lungimiranti? Secondo noi di GIS, sì.
Innanzitutto, dovremmo guardare agli errori commessi. Molti problemi avrebbero potuto essere evitati se gli impianti fossero stati autorizzati in modo scaglionato, ognuno secondo i propri tempi di legge, invece di tenerli bloccati a decine senza ragioni fondate per poi sbloccarli in un colpo solo. Ciò ha causato una nuova situazione di stallo, quella sopra descritta. Quindi, la prima soluzione è una costante vigilanza nei confronti dei burocrati che, per pigrizia o motivi ideologici, tradiscono o abusano della legge per ritardare la realizzazione degli impianti rinnovabili.
Nell’immediato, lo Stato potrebbe sostenere le imprese costruttrici sane e pulite, facendo da garante per le fideiussioni da fornire nella realizzazione di parchi solari ed eolici. Così si potrebbero in breve tempo realizzare quei gigawatt di energia che ci servono nell’immediato e si supporterebbero a medio termine i costruttori italiani ed europei, rafforzando il mercato nostrano ed evitando che siano fondi speculativi stranieri a fare quello che le nostre aziende non riescono a fare.
Come sfruttare le energie rinnovabili per abbattere i costi dell’energia
La soluzione auspicabile è che, nel settore delle rinnovabili, il “PPA” – contratto che regola la compravendita diretta di energia tra produttore e acquirente – venga stipulato direttamente con i grandi distributori di energia. Se lo Stato prendesse in mano la regia di questo meccanismo, potrebbe stabilire che già in fase di autorizzazione di un progetto fotovoltaico (o eolico, o idroelettrico) il PPA venga stipulato con i player nazionali più solidi e con le carte in regola: questi soggetti non dovrebbero più acquistare gran parte dell’energia da forniture estere, ma stipulerebbero contratti con produttori italiani da cui comprare l’energia secondo logiche negoziate dal Governo italiano, non dipendenti dal mercato impazzito. Quindi a prezzi giusti, sganciati anche dal meccanismo del prezzo marginale. Lo Stato, infatti, potrebbe stabilire prezzi chiari e duraturi nel tempo e, di conseguenza, calmierare l’inflazione.
Questo meccanismo si integrerebbe perfettamente all’altro grande plus degli impianti di rinnovabili, ovvero che producono energia pulita in Italia. Portando la capacità rinnovabile italiana vicina al 72% a cui punta il Governo, non dovremo più dipendere dalle importazioni di gas. Ciò significa non dover pagare dazi per ogni Stato in cui passa il gasdotto, né pagare intermediari locali, né essere vittime degli squilibri geopolitici.
Ecco perché noi di GIS ci battiamo per supportare un fotovoltaico etico, costruito nel rispetto del paesaggio e nell’interesse dell’economia italiana, oltre che dell’ambiente.
Se anche tuo vuoi sostenere la nostra causa entra a far parte della nostra associazione contattaci
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